Aderite all" ORDINE LAICO dei " CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA |
dai GIORNALI di oggi EMERGENZA POVERTA' |
2009 dal 5 al 12 Aprile 8a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de " i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo |
Il NOSTRO PENSIERO
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito http://www.corriere.it2008-10-15 l Rapporto elaborato dalla Caritas Italiana in collaborazione con la Fondazione Zancan Caritas, emergenza povertà per 15 milioni di italiani Non ci sono solo i 7,5 milioni di persone sotto la soglia della povertà: altrettanti "si collocano poco sopra" Un clochard dorme (Ansa) Un clochard dorme (Ansa) CITTA' DEL VATICANO - In Italia "l'emergenza sociale riguarda 15 milioni di persone", quindi non solo i 7,5 milioni di persone ufficialmente sotto la soglia della povertà, ma altrettanti che "si collocano poco sopra, e quindi sono da considerare ad alto rischio". Lo afferma il Rapporto sulla povertà in Italia elaborato dalla Caritas Italiana in collaborazione con la Fondazione Zancan. COME COMBATTERLA - "Si può dare risposta alla povertà senza aumentare la spesa pubblica complessiva per la protezione sociale (366.878 milioni di euro) e senza aumentare la spesa per l'assistenza sociale (circa 47 miliardi di euro nel 2007)". In proposito, durante una conferenza stampa, il direttore della Fondazione Zancan ha indicato alcune direttici: "è possibile - ha spiegato - destinare ad un diverso utilizzo parti rilevanti della spesa per assistenza sociale, oggi destinata alla persone non autosufficienti e alle famiglie di lavoratori con figli". Anche se, sottolinea Vecchiato, "non è per niente facile, perché chi oggi beneficia dei trasferimenti pubblici e ne ha fatto una fonte di reddito non è disposto a rimettere in discussione i diritti acquisiti, anche se ragioni di equità portassero a riconoscere il contrario". 15 ottobre 2008
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito http://www.repubblica.it/2008-10-15 Dati preoccupanti nel Rapporto 2008: da noi misure meno efficaci dell'Europa dei 15 dove la spesa sociale riesce a ridurre del 50% il rischio. Contro il 4% del nostro Paese Caritas, allarme povertà in Italia "A rischio 15 milioni di persone" Il 13% ha meno di 500-600 euro al mese. Gravi difficoltà per famiglie con anziani e figli Veltroni: "Il governo intervenga immediatamente con risorse concrete" Cerca con Wikipedia * Edizioni Locali * Bari * Bologna * Firenze * Genova * Napoli * Milano * Palermo * Roma * Torino Caritas, allarme povertà in Italia "A rischio 15 milioni di persone" Una mensa della Caritas CITTA' DEL VATICANO - In Italia "l'emergenza sociale riguarda 15 milioni di persone", quindi non solo i 7,5 milioni di persone ufficialmente sotto la soglia della povertà, ma altrettanti che "si collocano poco sopra, e quindi sono da considerare ad alto rischio". Lo afferma il Rapporto sulla povertà in Italia elaborato dalla Caritas Italiana, in collaborazione con la Fondazione Zancan. Ma c'è dell'altro: in Italia le misure contro la povertà sono le meno efficaci dell'Europa dei 15, se in alcuni paesi come Svezia, Danimarca, Olanda, Germania, Irlanda, l'impatto della spesa per la protezione sociale riesce a ridurre del 50 per cento il rischio povertà, da noi si raggiunge un magro 4 per cento. Un non edificante primato che il nostro paese condivide con la Grecia. Il rapporto ricorda i dati Istat: il 13 per cento degli italiani è povero, vive con meno di 500-600 euro al mese. Sono povere le famiglie con anziani (soprattutto se autosufficienti) ed è povero un terzo delle famiglie con tre o più figli; il 48,9 per cento di queste vive al sud. Avere più figli aumento il rischio di povertà. Eppure non è così altrove. Ad esempio, in Norvegia con più figli il tasso di povertà si abbassa. Il nostro Paese è al di sotto della spesa media per la protezione sociale. In realtà, la spesa aumenta ma per via della previdenza. Nel 2007, il pubblico ha erogato prestazioni a fini sociali pari a 366.878 milioni di euro, di cui il 66,3 per cento per pensioni (+5,2 per cento rispetto al 2006). Squilibrio più evidente se si considera l'incidenza sul Pil: la spesa per la previdenza incide per il 15,8 per cento (15,6%), quella per la sanità per il 6,2 per cento (6,4%), per l'assistenza sociale per l'1,9 per cento (1,9%). Il rapporto suggerisce di riorientare e riqualificare le risorse. "Si può dare risposta alla povertà senza aumentare la spesa pubblica complessiva per la protezione sociale (366.878 milioni di euro) e senza aumentare la spesa per l'assistenza sociale (circa 47 miliardi di euro nel 2007)", afferma il rapporto. In proposito, nella conferenza stampa, il direttore della Fondazione Zancan ha indicato alcune linee guida: "E' possibile - ha spiegato Tiziano Vecchiato - destinare ad un diverso utilizzo parti rilevanti della spesa per assistenza sociale, oggi destinata alla persone non autosufficienti e alle famiglie di lavoratori con figli". Anche se, ha sottolineato Vecchiato, "non è per niente facile, perché chi oggi beneficia dei trasferimenti pubblici e ne ha fatto una fonte di reddito non è disposto a rimettere in discussione i diritti acquisiti, anche se ragioni di equità portassero a riconoscere il contrario". Secondo monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana, "la questione povertà non è né di destra né di sinistra" e "non può essere affrontata con colpi di genio e ad effetto ma solo con un piano nazionale strutturato e permanente". Secondo Nozza, dal Rapporto emerge che "l'Italia non è il posto dell'uguaglianza e nemmeno quello delle opportunità". "Più di altri Paesi europei - spiega infatti il sacerdote - l'Italia presenta grandi differenze fra chi vive in un discreto benessere, chi tutti i giorni lotta per non oltrepassare la soglia della povertàe chi dentro la povertà ci sta da tempo e non intravede nulla di nuovo nel futuro". Nel Rapporto vengono avanzate alcune proposte per risolvere il problema: "Lotta alla povertà, promozione del mezzogiorno, garanzia dei livelli essenziali dei servizi e delle prestazioni sociali in tutta Italia, tutela della non autosufficienza, integrazione degli immigrati, accesso all'abitazione - ha sottolineato monsignor Nozza - sono le priorità che devono impegnare Parlamento e governo per ridurre la vulnerabilità nel Paese". "Assistiamo in questi giorni a montagne di soldi pubblici che, con il giusto accordo di tutti, corrono al capezzale della grande finanza e delle imprese in crisi per tentare di mettere in atto un salvataggio. Perché non fare altrettanto per soccorrere chi lotta quotidianamente per sopravvivere all'indigenza e alla precarietà? - ha chiesto monsignor Nozza -. Perché non tentare una seria alleanza tra politica, società, terzo settore e associazioni di volontariato?". Sulla stessa linea anche monsignor Giuseppe Pasini, presidente della Fondazione Zancan. "Dobbiamo trarre lezione - ha detto - dall'attuale crisi economica-finanziaria: per risolverla non si è tardato a sconvolgere alcuni fondamenti ideologici del sistema capitalistico, che sembravano inamovibili e dogmatici. Se si vuole veramente il 'bene comune', un analogo ripensamento va fatto anche in rapporto alla società". Secondo mons. Pasini, occorre "rinunciare a "rendite di posizione e interventi burocratici" per mettere al centro i più fragili (soprattutto famiglie con persone non autosufficienti o numerose) fornendoli di "più servizi e meno trasferimenti economici", con maggiore solidarietà fiscale. Tra i primi politici a commentare il leader del Pd Walter Veltroni, che chiede con forza al governo di affrontare l'emergenza povertà. In un intervento su Youdemtv, ha detto che "l'emergenza deve essere affrontata immediatamente. La sfida che lanciamo al governo è a dare risposte su salari, stipendi e pensioni, sostegno alle piccole e e medie imprese affrontando l'emergenza con consigli dei ministri urgenti e riunioni anche di sabato e domenica". Secondo veltroni, infatti, "è necessario mettere immediatamente risorse a disposizione, il resto è cinematografo". (15 ottobre 2008)
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito http://www.unita.it2008-10-15 Allarme Caritas: "Aiutate i poveri, non le banche" poveri, povertà, povero (ansa) Sempre più poveri. E sempre più numerosi. In Italia le misure contro la povertà sono le meno efficaci in Europa e se in alcuni paesi (come Svezia, Danimarca, Olanda, Germania, Irlanda), l'impatto della spesa per la protezione sociale riesce a ridurre del 50 per cento il rischio povertà, da noi si raggiunge un magro 4 per cento. Un record che l'Italia, nell'Europa dei 15, detiene insieme alla Grecia. Lo sostiene l'ottavo Rapporto sulla povertà della Caritas Italiana-Fondazione Zancan - presentato mercoledì - che lancia l'allarme: "Nell'Europa dei quindici, l'Italia presenta una delle più alte percentuali di popolazione a rischio povertà". Il rapporto ricorda i dati Istat: il 13% degli italiani è povero, vive con meno di 500-600 euro al mese. Sono povere le famiglie con anziani (soprattutto se autosufficienti) ed è povero un terzo delle famiglie con tre o più figli; il 48,9% di queste vive al sud. Avere più figli aumento il rischio di povertà. Eppure non è così altrove. Ad esempio, in Norvegia con più figli il tasso di povertà si abbassa. Il nostro paese è al di sotto della spesa media per la protezione sociale. In realtà, la spesa aumenta ma per via della previdenza. Nel 2007, il pubblico ha erogato prestazioni a fini sociali pari a 366.878 mln euro, di cui il 66,3% per pensioni (+5,2% rispetto al 2006). Squilibrio più evidente se si considera l'incidenza sul Pil: la spesa per la previdenza incide per il 15,8% (15,6%), quella per la sanità per il 6,2% (6,4%), per l'assistenza sociale per l'1,9% (1,9%). Il rapporto suggerisce di riorientare e riqualificare le risorse. Secondo il rapporto il problema è la qualità della spesa sociale e non solo il livello percentuale sul Pil. Il nostro Paese è al di sotto della spesa media per la protezione sociale. In realtà, la spesa aumenta ma per via della previdenza. Nel 2007, il pubblico ha erogato prestazioni a fini sociali pari a 366.878 mln euro, di cui il 66,3 per cento per pensioni (+5,2 per cento rispetto al 2006). Squilibrio più evidente se si considera l'incidenza sul Pil: la spesa per la previdenza incide per il 15,8 per cento (15,6 per cento), quella per la sanità per il 6,2 per cento (6,4 per cento), per l'assistenza sociale per l'1,9 per cento (1,9 per cento). Da qui l'invito ad aiutare le persone in difficoltà più che le grandi banche: "Assistiamo in questi giorni a montagne di soldi pubblici che, con il giusto accordo di tutti, corrono al capezzale della grande finanza e delle imprese in crisi per tentare di mettere in atto un salvataggio. Perchè non fare altrettanto per soccorrere chi lotta quotidianamente per sopravvivere all'indigenza e alla precarietà?". Ha chiesto monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana: "Perchè - si è chiesto il sacerdote - non tentare una seria alleanza tra politica, società, terzo settore e associazioni di volontariato?". "In paesi come Svezia, Danimarca, Olanda, Germania e Irlanda, l'impatto della spesa per la protezione sociale riesce a ridurre del 50 per cento il rischio povertà, da noi si raggiunge un magro 4 per cento", ha denunciato Nozza, rilevando che "nell'Europa dei 15, l'Italia presenta una delle più alte percentuali di popolazione a rischio povertà". E sui dati interviente il segretario del Pd Walter Veltroni: "Questi dati rivelano che è un problema che riguarda anche le classi medie che stanno precipitando verso la soglia di povertà. Il dramma è che - afferma Veltroni - nelle mense della Caritas ci va chi prima faceva il tecnico e l'operaio...questa è l'Italia reale, non quella del Bagaglino ed è urgente che il governo intervenga". Pubblicato il: 15.10.08 Modificato il: 15.10.08 alle ore 20.35 |
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